Joe Biden è molto vicino a vincere le elezioni e a diventare il 46esimo presidente degli Stati Uniti, secondo le proiezioni dei network e delle agenzie statunitensi. Il passo in avanti che potrebbe rivelarsi decisivo è arrivato in Pennsylvania: dopo essere stato indietro anche di 700 mila voti, nella prima mattina americana di venerdì 6 novembre Joe Biden ha per la prima volta superato Donald Trump nel proprio Stato natale. Con i suoi 20 voti elettorali, il candidato democratico riceverebbe dalla Pennsylvania i punti necessari per superare quota 270 e vincere così le elezioni presidenziali. Una vittoria in questo Stato della Rust Belt —la cintura industriale che dalla costa orientale arriva fino al Midwest — renderebbe di fatto irrilevanti i risultati degli altri Stati ancora in bilico: Arizona, Nevada, Georgia e North Carolina: anche se l’annuncio, da parte della campagna elettorale di Trump, di non avere intenzione di dare per finite le elezioni lascia intendere una richiesta di riconteggio in molti, se non tutti gli Stati chiave. Certo: Nate Silver, uno dei maggiori esperti di politica statunitensi e fondatore del sito fivethirtyeight, sottolinea che i riconteggi «possono solitamente spostare il risultato quando lo scarto è di centinaia, a volte migliaia di voti: non decine di migliaia». Ma, ad oggi, un vantaggio matematico in termini di grandi elettori non garantirebbe oggi a Biden la certezza di essere presidente. (Qui trovate la nostra mappa elettorale interattiva).
Il vantaggio in Pennsylvania
Superato il 95% dello spoglio, sessanta ore circa dopo la chiusura dei seggi, l’ex vicepresidente ha 13.400 voti di vantaggio su Trump: mancano però ancora meno di 120 mila schede da conteggiare. A spingerne la rimonta sono soprattutto le schede postali e quelle dell’area di Philadelphia e Pittsburgh (da cui devono arrivare ancora 75 mila schede e dove Biden è già, rispettivamente all’80% e al 58%), che gli hanno permesso di recuperare centinaia di migliaia di voti in due giorni. Si sta verificando quindi il cosidetto «miraggio rosso», su cui analisti e strateghi mettevano in guardia il Paese da un paio di mesi, «un’allucinazione» che avrebbe fatto sembrare il presidente a un passo dalla vittoria durante la notte elettorale, ma che sarebbe svanita man mano con l’arrivo delle schede inviate per corrispondenza, metodo usato soprattutto dai democratici: questo perché lo spoglio dei voti postali, in molti Stati in bilico, è stato spesso effettuato dopo quello dei voti espressi di persona ai seggi. I Repubblicani della Pennsylvania hanno chiesto, intanto, alla Corte Suprema di intervenire per bloccare lo spoglio dei voti per posta arrivati dopo l’Election Day.